Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

  • In quello scorcio del 1815, e fino alla metà dell’anno successivo, Bassano, con una popolazione che superava i diecimila abitanti, rischiò di configurarsi come uno dei molti comuni di prima classe dove un consiglio nominava una deputazione municipale e un podestà per amministrare il patrimonio dell’ente. Questo stato di cose era però destinato a cambiare nell’arco di pochi mesi. Il 29 ottobre 1815, l’imperatore Francesco I, (fig.5)
    5AntonioCanova

    5. Antonio Canova (Possagno 1757 – Venezia 1822). Busto dell’imperatore Francesco I, gesso. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio.  Il 29 ottobre 1815, l’imperatore Francesco I alloggiò in città, a casa della famiglia Remondini, in piazza Libertà.

    nel corso di un viaggio nei propri domini italiani, alloggiò in città, a casa della famiglia Remondini, in piazza. Giuseppe Bombardini, eletto da qualche mese deputato centrale per la provincia vicentina, compose una delle sue cantate, per celebrare l’evento, certo, ma anche per ingraziarsi il monarca, dato che mirava fortemente ad aggiungere un titolo nobiliare al blasone della sua già ricca famiglia. Fu probabilmente in occasione di questa visita che Luigi Caffo, il quel momento podestà ancora provvisorio, sondò il terreno, richiedendo in via ufficiosa il riconoscimento di città regia per il comune che rappresentava. Chi poteva fregiarsi di questo titolo avrebbe goduto nel Veneto di un rango analogo a quello dei capoluoghi di provincia, speciale rispetto a quello di tutti gli altri ottocentocinque semplici Comuni: il Consiglio e la congregazione municipale più numerosi, oltre che un’autonomia finanziaria maggiore perché la loro amministrazione era controllata direttamente dal delegato provinciale, senza la mediazione del cancelliere al censo; il Podestà, in occasione di cerimonie ufficiali, avrebbe goduto di uno status paragonabile a quello di un funzionario governativo di alto grado; la città avrebbe inoltre nominato e inviato un proprio deputato alla congregazione centrale e a quella provinciale, i piccoli parlamenti dove era possibile perorare e difendere i particolari interessi municipali nei confronti dell’operato generale del governo; e ancora di più, a solleticare l’ego di una classe dirigente fortemente municipalista come quella bassanese, il diritto di esporre in pubblico l’“arma particolare” della città e infine, ma in effetti prima di tutto, vantare un rapporto speciale, diretto, con l’autorità imperiale, informale e non mediato dall’apparato burocratico di stato. Soprattutto su quest’ultimo elemento, sull’attaccamento antico alla Casa d’Austria, punta la richiesta dell’Amministrazione: «Il primo suo pregio è quello di non essere ad alcuna città ex veneta inferiore nel divoto attaccamento all’augustissima Casa d’Austria. Fin dalla prima sovversione di queste province, nel 1797, s’esposero i rappresentanti di detta città a sommi pericoli per far arrivare col mezzo di Bissingen, governatore del Tirolo, l’umile di lei aspiro all’austriaca sudditanza, che piacque alla Maestà Vostra di clementemente esaudire (…). Nel 1799 e 1800 accorse con entusiasmo a provvedere quanto occorreva per le imperiali regie truppe e sommi dispendi contrasse per erezione e provvedimento di ospitali. (…) Sua Altezza Imperiale l’arciduca Giovanni ebbe a riconoscere e si degnò di esternare la sua soddisfazione a questa città pel servigio prestato all’armata austriaca. (…) E quando l’avanguardia comandata dal generale barone D’Eckardt, nel mese di ottobre 1813 discese dal Tirolo, fu incontrata da numeroso concorso di bassanesi, fu provveduta, vestita, mantenuta con volontarie privazioni di quei cittadini che, in faccia all’armata francese che circondava Bassano, non esitarono di celebrare la sospirata sudditanza austriaca con illuminazioni e trasporti di gioia per il che, nel momentaneo reingresso francese, il 31 ottobre, furono esposti a devastazione e all’incendio del sì rinomato ponte di Bassano, indi al primo momento in cui fu permesso, spedì detta città nel 1814 con la deputazione di Vicenza il suo deputato Baroncelli a piedi del trono»[44]. L’alleanza tra Caffo e Bombardini, da poco sorta, fu messa alla prova già in questa occasione. Il podestà si affidò infatti al deputato centrale, alla sua esperienza e alle sue conoscenze, per sostenere la candidatura della città presso il collegio e presso il governatore Pietro de Goess: «Io confido assai nel di lei patriottismo e nella fiducia che a buon diritto in lei ripone l’ottimo conte governatore».[45] L’operazione andò così in porto, dal 27 giugno 1816 il comune di Bassano poté fregiarsi del prestigioso titolo, e Caffo si recò l’agosto successivo a Vienna per ringraziare di persona Francesco I della concessione e ad informarlo delle feste organizzate dai cittadini e dei fondi benefici raccolti per l’occasione[46]. Lo stesso Giuseppe Bombardini ne organizzò una e ne raccontò gli esiti alla madre Elena Bellotto: «Mediante le premurose di lei cure tutto andò benissimo, anzi ottimamente, e non mi restò alcun desiderio, e non restò nemmeno ai convitati e alla patria che aggradì sommamente gli uffici da me prestati ad onorare i nuovi fregi che la distinguono»[47]. Per celebrare l’evento, fece bella mostra di sé nella piazza cittadina anche il nuovo stendardo, dal quale sventolava la bandiera bianco e rossa dell’impero, fatto appositamente costruire con i fondi raccolti da alcuni cittadini, commercianti, possidenti e amministratori[48]. Sulla base del manufatto in marmo furono fatte scolpite alcune frasi «allusive alla munificenza sovrana»[49], composte appositamente dal prolifico Bombardini.

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