Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Il Presidente del Comitato per la Storia di Bassano
Pietro Fabris

In una chiesa al centro di Varsavia i turisti possono ammirare un’urna che contiene il cuore del grande musicista polacco Federico Chopin. Le guide spiegano loro che, mentre il suo corpo è sepolto a Parigi, egli ha voluto che il suo cuore ritornasse nella sua amata patria, della cui lontananza egli  aveva sofferto molto. Un identico gesto (anche se qui la sofferenza è mancata) è stato quello compiuto dal più grande poeta bassanese, Jacopo Vittorelli. Egli ha disposto perché il suo cuore fosse donato alla sua città, certamente per amore e riconoscenza, ed ora esso è custodito nel nostro Museo Civico, segno dell’attaccamento ad una città che riceve ma anche ricambia. Come lui, molti sono stati i personaggi che nell’epoca moderna, ossia nei quattrocento anni circa in cui Bassano è stata soggetta a Venezia, sapranno inserire la loro vicenda storica in quella della loro città. Non sono certamente personaggi di poco conto: artisti come Jacopo Bassano e la sua famiglia, imprenditori come i Remondini, letterati come Vittorelli, Gamba ed il Folengo, religiosi come la Beata Giovanna Maria Bonomo, sono stati elementi di punta in un panorama di crescita abbastanza sereno. Tra il periodo della dominazione viscontea e quello della sottomissione all’Austria, passando per Venezia e Napoleone, Bassano si è affermata come città di crescita costante, anche se l’economia prevalente era quella agricola, ma in cui religione, cultura, vitalità economica e voglia di autonomia fanno emergere le caratteristiche essenziali di una popolazione. Tutto è ancora un embrione, lo sviluppo vero lo si verificherà nei secoli seguenti; ma le basi forse sono state poste in questi quattrocento anni in cui il Leone di S. Marco è stata la bandiera anche della nostra città. Sono cresciute la borghesia e la consapevolezza delle nostre possibilità grazie anche all’invidiabile posizione geografica. E’ cresciuto anche l’amore alla propria città se ricordiamo che Gianbattista Remondini, donando al Museo l’intera raccolta di stampe e incisioni, chiama la sua città “diletta patria”. Tutto questo consentirà nell’Ottocento e nel Novecento uno sviluppo non solo economico, ma anche civile e sociale che permetterà a Bassano di affermarsi tra le prime città non capoluogo del Veneto.

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