Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

La concia e la lavorazione delle pelli potevano vantare nel bassanese una lunga tradizione ed una presenza fortemente istituzionalizzata attraverso la fraglia dei callegheri. Quest’associazione di mestiere si distingueva dalle altre corporazioni presenti nel centro urbano per il controllo esercitato sulla chiesa di Santa Maria della Misericordia, sulla quale godeva del diritto di giuspatronato, e sull’annesso ospedale, amministrato da un consiglio che era espressione della fraglia. Nel 1565 in una supplica presentata avanti al Maggior consiglio cittadino i callegheri sostenevano che il loro mestiere superava per numero di impiegati tutti gli altri, con la sola eccezione dell’arte della lana[110](fig.7).

7Supplicacallegari

7. Supplica dei callegari in Maggior Consiglio. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, Archivio Comunale, 2. Bassano, vol. 80, fasc. 2, 6 aprile 1565. Nella supplica i "callegari" sostenevano che il loro mestiere superava per numero di impiegati tutti gli altri, con la sola eccezione dell’arte della lana.

Va però notato come l’elenco per la ripartizione dell’imposta dei galeotti nel 1646 rilevi la presenza di 13 callegheri detti «di scuola» e di altri 4 «fuori di scuola», segno che in questo periodo la corporazione non controllava del tutto l’esercizio del mestiere[111]. La concia e la lavorazione delle pelli costituirono la base di partenza sulla quale alcune famiglie bassanesi fondarono il loro successo economico e la loro ascesa sociale, ma ben presto sia gli Zambelli che i Vittorelli allargarono i loro interessi al commercio della seta e della lana, mentre i Cressini e i Lorenzoni cercarono di consolidare la loro prospera condizione avviando membri della famiglia verso le professioni liberali o la carriera ecclesiastica. L’arte dei callegheri raccoglieva, a fianco dei semplici calzolai, anche i conciatori, mentre alcuni dei più facoltosi mercanti di cuoio non figuravano tra i membri dell’associazione di mestiere, forse per evitare che l’esercizio di un’attività considerata “arte meccanica” mettesse in discussione il loro status di cittadini e la possibilità di partecipare alla vita politica urbana. L’arte dei callegheri si trovava coinvolta in ricorrenti conflitti con i macellai, o beccari, dai quali essa dipendeva per la fornitura della materia prima. I due corpi di mestiere avrebbero dovuto accordarsi sui prezzi dei diversi tipi di pellame ed i macellai avrebbero dovuto fornire un numero di pelli adeguato alle esigenze dell’arte dei callegheri, che avrebbe poi provveduto a ripartirle tra gli artigiani. Ma l’armonia che in teoria avrebbe dovuto regolare i rapporti tra le corporazioni nei fatti lasciava il passo ad una continua manipolazione delle norme e al tentativo da parte di ciascuno dei due mestieri di conquistare una posizione dominante sull’altro. Erano quindi frequenti le accuse lanciate dai callegheri contro i macellai di vendere ingenti quantità di pelli di contrabbando a forestieri, col risultato di ridurre l’offerta sul mercato urbano e di spingere al rialzo i prezzi. Nella contesa tra le due corporazioni assunse un ruolo centrale il controllo della bollatura, che attestava l’avvenuto pagamento del dazio sulle pelli. Nel 1575 i callegheri ottennero da Venezia il diritto di bollare le pelli e lo sfruttarono, stando alle dichiarazioni dei macellai, per bloccare l’esportazione della materia prima sino a quando non si furono riforniti a sufficienza a prezzi da loro giudicati equi[112]. I callegheri rispondevano e accusavano la controparte di irregolarità nella bollatura delle pelli, eseguita in luoghi e da persone sempre diversi e fuori dal controllo delle autorità pubbliche, e nel 1584 ottennero una sentenza che obbligava i loro avversari a costruire un locale, detto sconzaria, a fianco del macello[113]. Qui la bollatura sarebbe avvenuta in pubblico, sotto gli occhi dei callegheri, come avveniva a Treviso. Nel 1600 questi avanzarono la richiesta che un loro delegato dovesse essere presente all’uccisione di ogni animale, per bollare la pelle non appena il macellaio avesse iniziato il suo lavoro[114]. Nel corso delle loro controversie le due arti si accusarono a vicenda di voler controllare la macellazione al solo scopo di gestire in libertà il contrabbando delle pelli, ed è possibile che il reale obiettivo delle manovre che si svolsero attorno alla questione della bollatura fosse solo in parte quello apertamente dichiarato, il rifornimento della materia prima per gli artigiani locali. 

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