Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Giambattista Roberti, nato nel 1719 dalla nobile famiglia bassanese dei conti Roberti, vestì giovanissimo l’abito di gesuita e insegnò discipline umanistiche a Piacenza, a Brescia, nel Collegio dei nobili di Parma, a Bologna. Nel 1773, dopo la soppressione della Compagnia di Gesù, si ritirò a vivere prima a Padova e poi nella natia Bassano, dove trascorse gli ultimi dieci anni di vita e dove morì nel 1786. Scrittore prolifico e facile, tentò vari generi letterari, in verso e in prosa, operando nel clima delle nuove teorie e dei nuovi problemi ideali suscitati dal diffondersi dell’Illuminismo in Italia[18](fig.5).

5FrancescoRobertidis

5. Francesco Roberti dis.- Domenico Conte inc., Giambattista Roberti, acquaforte e bulino. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, Inc. Bass. 4510.

La prima esperienza letteraria significativa è costituita dai poemetti, d’impronta tipicamente settecentesca nel loro gusto grazioso, pubblicati tutti in occasioni celebrative, il più delle volte per nozze e monacazioni. Anche se nella maturità l’autore, dedito esclusivamente a una produzione ispirata a fini spirituali e morali, li guarderà come scherzi o peggio errori giovanili, i poemetti in genere sono già in sé opere riuscite, non prive di estro e creatività. La prova d’esordio, stampata per nozze nel 1746, è La Moda, un poemetto di 144 ottave, che racconta gli aspetti frivoli del costume del tempo, con una satira amabile e innocua, ben lontana dalla moralità risentita e dal piglio deciso e graffiante che sul medesimo tema assumerà di lì a qualche anno il Parini con le due prime parti del Giorno. L’operetta robertiana, per l’invenzione del viaggio sulla luna a visitare il palazzo della moda, come anche per il metro dell’ottava, è riconducibile all’Ariosto, che negli ultimi versi viene espressamente elogiato come «Omero ferrarese». Sempre per nozze fu stampato il poemetto Le Fragole, diviso in due canti di 47 e 80 ottave e preceduto da una premessa al lettore con un brillante digressione sulla storia della fragola nella letteratura antica e tra i botanici rinascimentali. L’argomento naturalistico e gastronomico, ben congeniale al Roberti, ghiottissimo abate amante della buona tavola, è svolto in tono ridente e spensierato nel primo canto sulla coltivazione del frutto e in forme di stampo neoclassico nel secondo, dove la scena è collocata nel mondo degli dei pagani. E proprio le ottave dedicate al riposo di Diana (II 61-71), che dopo la fatica della caccia e l’arsura della stagione estiva si ristora tra le sue ninfe con un sorbetto alla fragola, colpirono il Leopardi, che le inserì nella sua antologia di poeti[19]. A questi primi lavori seguirono altri tre poemetti caratterizzati da una nuova opzione metrica: alla struttura chiusa dell’ottava si sostituisce ora il libero fluire degli endecasillabi sciolti non costretti da schemi o obbligati da rime. Ad inaugurare questa nuova maniera è il poemetto Le Perle, pubblicato inizialmente per nozze e poi riutilizzato con una nuova dedica per celebrare il nuovo Generale dell’Ordine dei Gesuiti. Il tema trattato nasce da un proposito scientifico: spiegare la vera origine delle perle. Viene infatti rigettata la fantasiosa teoria degli antichi, divulgata fino a quei tempi dai lapidari medievali (primo fra tutti e citato in nota il De lapidibus in versi di Marbodo), secondo la quale le perle nascevano dalla rugiada. La Commedia, un poemetto dedicato a Carlo Goldoni, propone invece una ricostruzione della storia del teatro dal mondo greco agli autori latini Plauto e Terenzio, e ancora dal Rinascimento italiano ai successivi sviluppi europei, per approdare infine alla riforma goldoniana, che il Roberti approva e sostiene. Ultima della serie è L’Armonia, un poemetto scritto nel 1762 per la monacazione di una giovane musicista, in cui si celebrano il canto e la musica come espressione della più vasta armonia che domina tutto il creato. Nel filone letterario del teatro gesuitico volto a fini educativi e di propaganda della fede rientra l’Adonia, un’ampia tragedia in cinque atti, composta a Bologna nel 1757. La trama ripropone un episodio biblico narrato nel Primo libro dei Re (capp. 1-2): lo scontro tra i figli di Davide per la successione al trono del padre con la sconfitta e la morte di Adonia ad opera di Salomone. La tragedia scritta su commissione e in poco tempo non soddisfece l’autore che, nonostante le sollecitazioni degli amici, non la volle pubblicare; sicché essa rimane ancora inedita in un manoscritto apografo conservato nella Biblioteca Civica di Bassano. Nel 1773, l’anno terribile per i Gesuiti perché la Compagnia fu soppressa, escono le Favole esopiane, una serie di apologhi in versi rimati (102 nell’edizione definitiva), dove attraverso animali e piante parlanti il poeta ci presenta la sua visione morale del mondo, con particolare riferimento agli aspetti più caratteristici del suo secolo. L’opera è preceduta da una prefazione che è al contempo un piccolo trattato sul genere letterario della favola, che per l’autore deve essere semplice ma non senza decoro, ornata, graziosa, naturale, faceta e breve. Malgrado le buone intenzioni, però, accenti arcadici e intenti precettistici sfociano spesso in composizioni monotone, prive di arguzia e un po’ zuccherose nel linguaggio. All’ultima stagione del Roberti, tornato a risiedere a Bassano dopo la soppressione della Compagnia di Gesù, appartengono gli scritti in prosa, ampi e sistematici, concentrati sulla difesa della fede cristiana e del mondo cattolico messi in discussione in quel tempo e sul dialogo e scontro col pensiero illuministico. Il Roberti apologeta appare già tutto nel trattato pubblicato a Venezia nel 1774 Del leggere libri di metafisica e divertimento. Nella prima parte sono presi di mira e riprovati i libri, allora molto diffusi, che attaccavano la religione; nella seconda c’è una contestazione del romanzo, il genere letterario nuovo e alla moda, che in sé riassume tutti i vizi di una produzione di facile consumo. Un profondo coinvolgimento intellettuale caratterizza anche i numerosi trattati, in cui il Roberti, al culmine della sua produzione letteraria, da filosofo cristiano persegue una propria via di riforma e crescita sociale. Il suo capolavoro in questo ambito è rappresentato dalle Annotazioni sopra la umanità del secolo decimottavo. Lo scrittore critica la società parolaia e vuota del suo tempo, che sembra aver dimenticato l’eredità cristiana, e culmina nella celebrazione di Gesù quale vero modello di umanità. Significativa e ben riuscita nell’invenzione letteraria è la Lettera di un ufficiale portoghese ad un mercante inglese sopra il trattamento de’ negri, in cui un vecchio ufficiale portoghese, ritiratosi a riflettere sul mondo, diffida un giovane inglese suo amico dall’intraprendere la tratta dei negri. Attraverso questa immaginaria ricostruzione viene sferrato un attacco violento alla falsità ipocrita del suo secolo con le grandi potenze europee interamente dedite al profitto senza scrupoli. L’ultimo dei suoi tanti trattati, uscito postumo nel 1786, è il Trattato dell’amore verso la patria, in cui viene affrontato il tema dei doveri di sovrani e di sudditi, che devono essere ispirati ai precetti evangelici.   

Questo sito usa cookies per il proprio funzionamento (leggi qui...)