Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

La storia “vera”, ovvero scientificamente fondata, di Bassano comincia nella seconda metà del ‘700, grazie a Giambattista Verci (1739-1795)(fig.3).

3GiovanniFusaro

3. Giovanni Fusaro, Busto di Giambattista Verci. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, inv.S121. La storia “vera”, ovvero scientificamente fondata, di Bassano comincia ad essere conosciuta nella seconda metà del Settecento, grazie a Giambattista Verci (1739-1795).

«La biografia intellettuale del Verci», ho scritto in un mio saggio del 1975, «si dipana in un lungo e tenace sforzo, segnato da frequenti incertezze e ripensamenti, di saldare in una valida sintesi i valori più autentici di una tradizione erudita municipale ancorata alla realtà umana e sociale di Bassano e del Veneto, con le prospettive di rinnovamento culturale che dai centri più vivi dell’Italia del ‘700 e in primo piano dalla Milano del «Caffè» di Beccaria e dei fratelli Verri, tendevano ad allargarsi alle aree regionali periferiche»[28]. E’ un uomo fortemente legato alla città natale, nonostante il momentaneo rancore per l’amara vicenda del processo per peculato nel 1786-7 (in relazione alla sua carica di massaro del Monte di Pietà) che lo costringe ad un breve arresto a Venezia e ad un temporaneo volontario esilio a Bologna. Nelle Memorie della vita e delle opere di Giambattista Verci, vera e propria autobiografia intellettuale scritta all’età di 52 anni, egli riserva ben poco spazio alle vicende familiari (supera con «filosofica certezza» le sventure e le persecuzioni dello zio arciprete) e all’«ultima sua catastrofe», ovvero a quel processo «per cui fu vicinissimo a perdere l’onore, la roba e la libertà»[29], lui si definisce «chiaro letterato diplomatico de’ nostri tempi», passa una vita nei «polverosi archivi» di Bassano e altre città venete ed italiane, è orgoglioso delle sue grandi opere di diplomatica, la Storia degli Ecelini e la Storia della Marca Trevigiana e Veronese che gli procurano una meritata fama nella “Repubblica delle lettere” e delle quali registra puntualmente le molte recensioni favorevoli sui periodici italiani e stranieri[30]. Ho già ricostruito in altra sede la sua formazione culturale ed erudita, l’attenta ricezione delle lezioni metodologiche di Mabillon e Muratori, l’amicizia e gli intensi legami epistolari con le più significative personalità della letteratura e dell’erudizione storica settecentesca.[31] Con la Storia degli Ecelini mira ad «un preciso obiettivo di revisione storiografica: ripulire la figura di Ezzelino da Romano delle incrostazioni leggendarie, liberarla dall’alone di barbarie e crudeltà che la storiografia di parte guelfa gli ha creato intorno e tramandato nei secoli e ripresentarlo al lettore del ‘700 nella sua autentica veste di uomo politico di “singolarissime doti d’animo, e di corpo”», ovvero “il più grande guerriero” e «il più fine politico, che sia vissuto ne’ secoli di mezzo»;[32] la Storia della Marca Trivigiana e Veronese è concepita come ampliamento e continuazione della Storia degli Ecelini, ma, come avvertono i più attenti critici contemporanei, dispersiva e frammentaria, si risolve in un farraginoso ammasso di notizie e testi: eppure i suoi 2183 documenti archivistici compresi tra il 793 e il 1464 forniranno preziosi materiali ai successivi storici dell’800 e ‘900[33]. Possiamo senz’altro rilevare che lo studio della storia di Bassano è per Verci il vero e proprio apprendistato del suo mestiere di storico poi compiutamente dispiegatosi nella storia degli Ezzelini e della Marca. La ricerca di notizie sulla sua famiglia gli infonde «un genio ed uno spirito alla diplomatica», grazie al quale, per conto del comune di Bassano, raccoglie nel 1770 informazioni storiche poi passate a Cesare Orlandi per un’opera collectanea sulle città italiane: non è però fiero di questo Compendio istorico della città di Bassano(fig.4),

4Compendioistorico

4. Compendio istorico della citta di Bassano del signor Giambatista Verci: in Venezia MDCCLXX: presso Girolamo Dorigoni. Verci non era soddisfatto di questo saggio storico: «un parto informe ed indigesto, in cui gli convenne scrivere quel che non avrebbe scritto se fosse stato in piena libertà di se stesso, e se avesse avuto quelle cognizioni, che acquistò in progresso…».

«un parto informe ed indigesto, in cui gli convenne scrivere quel che non avrebbe scritto se fosse stato in piena libertà di se stesso, e se avesse avuto quelle cognizioni, che acquistò in progresso; e però la soppresse più che potè»[34]. L’anno prima ha pubblicato le poesie di alcuni rimatori bassanesi, ed in particolare del più celebre tra loro, Lazzaro Bonamico, con relative notizie biografiche[35]. I primi frutti degli scavi archivistici ed eruditi sulla storia bassanese si vedono negli anni 1772-73-76, quando nella «Nuova raccolta d’opuscoli scientifici e filologici», di padre Fortunato Mandelli (subentrato nel 1767 ad Angiolo Calogierà) pubblica a puntate Notizie storico-critiche intorno alla vita e alle opere degli scrittori bassanesi, cui seguono nel 1775-1777 le Notizie intorno alla vita e alle opere de pittori, scultori e intagliatori: ambedue le opere vogliono dar lustro e decoro alla “Patria” bassanese, ancora priva di questi onorevoli repertori biografici dei suoi uomini di lettere ed arti più illustri[36]. «Fino adesso il nostro signor Verci [l’autobiografia è scritta in terza persona] non trattò soggetti che di amena letteratura, ma da ora innanzi lo vedremo ingolfarsi a poco a poco ne’ baratri oscuri e tenebrosi della diplomatica»[37]; vuole attaccare la storia “falsa” di Bassano e per non «tirarsi addosso l’odio e la maldicenza» dei suoi concittadini, sceglie il mezzo inconsueto di una finta lettera anonima sulle origini di Bassano indirizzata, nel 1776, alla «Nuova raccolta d’opuscoli scientifici e filologici»: dopo aver dimostrato la falsità di alcuni documenti utilizzati da Francesco Memmo nella storia del ponte definisce «fole» degli «istorici moderni» le presunte origini antiche di Bassano (in realtà non documentata prima del 1000), denuncia gli «impostori» e i «falsari» di documenti, lapidi, medaglie, sorti numerosi in Italia con la rinascita delle «buone lettere» e ciò non per disprezzo verso Bassano ma per amore della verità[38]. In una lettera a Rambaldo degli Azzoni Avogaro (3 febbraio 1776) prevede che «i Bassanesi soli non saranno contenti ma ciò a me poco importa. L’amor della verità in me prevale a quello della patria»[39]. L’anno dopo, nel 1777, nel saggio Dello stato di Bassano intorno al Mille(fig.5),

5DellostatodiBassano

5. Dello stato di Bassano intorno al Mille dissertazione di Giambattista Verci: in Venezia MDCCLXXVII: appresso Giovanni Gatti. Per Verci i «monumenti autentici, che tuttavia sussistono, e parlano il linguaggio della verità» nulla dicono di presunte origini troiane e invece citano la donazione di Berengario (917) e un atto di Ottone (972).

ribadisce che fine di chi scrive di storia è la «verità», promette di non dire su Bassano cosa alcuna «che non sia convalidata da autentici documenti» e questi «monumenti autentici, che tuttavia sussistono, e parlano il linguaggio della verità» nulla dicono di presunte origini troiane e invece citano la donazione di Berengario (917) e un atto di Ottone (972)[40]; in questo stesso anno Verci scrive il già citato profilo biografico di Bartolomeo Ferracina. Rimane inedita, sino alla pubblicazione per nozze del 1857, la Breve storia e descrizione di Bassano: ribadisce la condanna delle «favole» sulle origini e individua nella donazione di Ottone III ad Alberico di Olanda (996) il primo documento certo sulla storia della sua città[41]. Naturalmente sulla storia “vera” di Bassano, contrapposta a quella “falsa” ormai definitivamente affossata dalla ricerca “diplomatica”, Verci ritorna nella Storia degli Ecelini, che del resto proprio all’archivio bassanese deve «un numero considerevole, e quasi direi la miglior parte de’ documenti spettanti agli Ecelini»: molti di questi documenti riguardano le vicende politiche, economiche, religiose della sua città[42]; anche nella Storia della Marca Trivigiana e Veronese, che pur non sottace qualche pungente attacco alle «ingiurie» degli «ingrati cittadini» (con aperte allusioni alla vicenda processuale che lo ha coinvolto), Bassano, «paese, che più per la mercatura e pel commercio par fatto che per le lettere» ha spazio e rilievo, come testimoniano i moltissimi documenti ivi pubblicati, che tanti lumi porgono alla sua storia dal 1260 al 1404, quanto si pone «sotto l’ombra pacifica e sicura del Serenissimo Veneto Dominio»[43]. Il più chiaro riconoscimento del suo imprescindibile lavoro per la storia di Bassano verrà nel 1884 da Ottone Brentari: Verci, scrive, «degno emulo del Muratori e vero creatore della storia e critica bassanese, ebbe merito superiore alla fama»[44]

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