Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Il 7 aprile 1815 Giuseppe Bombardini[9], Luigi Caffo[10], Francesco Fietta, Giuseppe Baroncelli[11] e Alessandro Bonicelli con Giacomo Rizzo[12](fig.2)

2RitrattoBombardini

2. Ritratto di Giuseppe Bombardini, matita e pennasu carta. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, Dis. Bass. 1486. Il 7 aprile 1815 Giuseppe Bombardini con Luigi Caffo, Francesco Fietta, Giuseppe Baroncelli, Alessandro Bonicelli e Giacomo Rizzo giurava a Venezia fedeltà all'imperatore austriaco.

erano a Venezia, tra i rappresentanti delle diverse province, a giurare fedeltà all’imperatore in nome della comunità bassanese. Lo stesso giorno venne emanato l’Atto costitutivo del Regno Lombardo-Veneto nel quale era abbozzato il quadro istituzionale di riferimento della nuova entità. Ne emerse un apparato statuale del tutto nuovo, fortemente gerarchico e di tipo piramidale. Il vertice era occupato dall’imperatore Francesco I che aveva residenza a Vienna; più in basso vi erano poi il viceré Ranieri, il governatore generale Pietro de Goess e il governo che avevano i loro uffici nella capitale lagunare; vi erano poi il delegato provinciale Marc’Antonio Pasqualigo e quello che allora era chiamato cancelliere al censo Lodovico Martignago[13], che risiedevano rispettivamente a Vicenza e a Bassano. La costituzione del nuovo Stato previde un livello ulteriore di governo, dal carattere prettamente amministrativo e articolato su due livelli: uno centrale e provinciale, che svolse funzioni per ora quasi esclusivamente consultive; l’altro comunale, che ebbe invece prerogative di amministrazione attiva e un ordinamento che affondò le sue radici, parte nella grande riforma teresiana della Lombardia del 1755 e parte nella più recente legislazione napoleonica. Al primo grado furono poste le congregazioni, quella centrale e quella provinciale, con sede rispettivamente nella città lagunare e in ogni città capoluogo. I membri che le composero furono eletti con un sistema elettorale complesso che ebbe al centro proprio i Comuni e che tentò di dare una risposta alle esigenze di rappresentanza espresse dai possidenti. Quelli più abbienti però, posti ai vertici della nobiltà e della borghesia delle province, perché i candidati ai seggi dei due collegi dovevano avere un censo di almeno 4.000 scudi per la centrale e di 2.000 per la provinciale[14]. Venne poi l’istituto comunale, ultimo ma certo non per importanza, perché costituì il nucleo fondante dell’autogoverno locale previsto dalla costituzione lombardo-veneta. A differenza di quanto accadeva nei due collegi su descritti, quello centrale e quello provinciale, dove ai nobili furono ancora riservati dei privilegi, in quello comunale l’accesso era possibile a tutti i possidenti, senza distinzioni di ceto. I suoi membri dovevano provenire per due terzi dal novero dei primi cento possidenti terrieri e per il rimanente da quello dei più rilevanti proprietari d’industria e di attività commerciali[15]. La situazione nella sostanza non cambiò dopo gli avvenimenti del ’48. A Bassano, posta alla periferia della periferia, non si avvertirono le conseguenze degli esperimenti costituzionali realizzati a Vienna, né dei cambi di governo e di politica verificatisi con i passaggi al neoassolutismo prima e con l’apertura al liberalismo poi[16]. L’azione modernizzatrice della monarchia non interessò il vecchio sistema delle congregazioni, il meccanismo di autogestione locale che costituiva la specificità veneta nell’ambito dello Stato asburgico. La sostituzione del Governo con la luogotenenza e l’attribuzione di alcuni poteri deliberativi al livello locale non modificarono nella sostanza la struttura. Le riforme liberali effettuate dopo Villafranca rimasero sulla carta e non incisero sull’arbitrio della polizia e sulla mancanza di giustizia politica che contrassegnarono il governo del territorio.

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