Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

All'affermazione della loggia durante il Quattrocento quale nuovo polo di riferimento urbano, per le rilevanti e variegate attività che lì si svolgevano, contribuì non poco la riqualificazione materiale e simbolica della piazza su cui prospettava.
Qui si elevavano l'asta con il vessillo veneziano, riferita nel 1415, e la statua del leone alato di San Marco, i segni più manifesti del dominio che figuravano nelle città e nei centri importanti, come Bassano, conquistati dalla Serenissima.
Nel 1442, mentre era in corso l'impresa della loggia, un settore dello slargo fu lastricato a mattoni e dal 1443 – con un lavoro durato oltre 20 anni, fra sospensioni e riprese – si avviò il rialzo e l'allungamento della chiesa di San Giovanni. Importante per ogni riguardo risultò il trasferimento nella chiesa della sede di esercizio della funzione parrocchiale, prima esercitata nella pieve di Santa Maria, inclusa nel castello superiore. L'assegnazione a San Giovanni di questa nuova competenza ecclesiastica, motivata all'origine dall'impossibilità di accedere alla pieve nel castello, riservato esclusivamente ai militari, è documentabile più o meno direttamente dall'ultimo decennio del Trecento fino almeno al 1463. In questo lungo lasso di tempo l'esercizio ufficiale del culto e la confluenza dei fedeli e del clero si riorganizzò in San Giovanni e nello spazio aperto lì di fronte.
In tal modo la loggia e la chiesa, intrecciate con la piazza, si arricchirono ciascuna della cresciuta importanza dell'altra e formarono uno snodo di interazione urbanistica, civile e religioso, allora generatasi o in quei decenni decisamente rinsaldato. Erano divenute, ognuna a suo modo ma entrambe a doppia funzione, i luoghi di rito e di annuncio a più vasto campo nella città e per l'intera popolazione.
Uno dei problemi mai pienamente risolti dei centri comunali, dei minori specialmente, rimase quello di avere adeguati vani per l'amministrazione. Bassano non fa eccezione e la sua situazione è ben certificata nella seconda metà del Quattrocento quando si registra uno sviluppo economico di un qualche rilievo, favorito da una forte spinta demografica, con l'afflusso di numerosi immigrati.
E' del novembre 1457 una supplica a Venezia per la concessione di 100 ducati d'oro per la nuova costruzione di una loggia ad uso giudiziario. La formula in latino che accompagna la richiesta, sicuramente non esaudita, è troppo breve. Il denaro, per quanto si interpreta, andava prelevato sugli introiti da condanne penali per fatti, se così è, commessi o giudicati a Bassano.
Tra il 1479 e l'anno successivo si esaurì per mancanza di mezzi, a raccolta già avviata di una parte del materiale che doveva servire, nientemeno che l'edificazione di un elegante palazzo con tribunale e cancelleria al piano superiore e con botteghe di panetteria o di altro al piano inferiore. Faceva da modello, alla lontana, la loggia di piazza : sala pubblica sopra e negozi affittabili sotto. E' credibile che la rinuncia fosse motivata anche dalla considerazione che il sito prescelto, vicino alla chiesa di San Giovanni, non fosse il più adatto, in un'area nella quale si addensavano già molti (e forse troppi) impianti di rilievo pubblico.
Una loggia per rendere giustizia fu invece eretta nel 1482 sul cortile esterno del Palazzo Pretorio, nella competenza del podestà. Il comune, non obbligato, concorse alla spesa per carpentieri e muratori, fornì le colonne di pietra e pagò il pittore di un fregio in affresco. Nel 1722, col consenso podestarile, lo stabile fu trasformato nella chiesa della Madonna del Patrocinio, con il portale su via Matteotti. Dell'impianto originario, convertito nella seconda metà dell'Ottocento, in una tipografia e riattato come aula della Pretura negli ultimi decenni del Novecento, si intravedono le colonne, incassate nella muratura di tamponamento delle arcate sul cortile.
Nel 1476 si pensò di rilevare da tale messer Treviso una casa contigua (a est) alla Loggia di Piazza e l'operazione fu ripetuta nel 1484 con gli eredi dello stesso Treviso, anche questa volta senza esito.
La trattativa veniva giustificata con la convenienza di dare alloggio all'ufficio della cancelleria del comune – sempre quella, mai definitivamente sistemata - entro uno spazio comodo e sicuro per l'adempimento del compito e la conservazione delle relative scritture. Era di stimolo l'esempio della pratica di cancelleria nelle altre città e borghi murati del Veneto, da imitare anche per ragioni di prestigio e di mantenimento della qualità e del rango di Bassano. Colpisce di più, in questa delibera del consiglio, la previsione che in un locale della casa (o, verosimilmente, in più) trovassero posto la pesa pubblica delle mercanzie e il servizio di controllo delle misure, da confrontare con quelle legalmente riconosciute a Bassano e rappresentate da campioni.
Anche se l'acquisto non riuscì questa notizia individua la possibilità di un'evoluzione del rapporto tra la loggia e le attività di produzione artigianale e di commercio all'interno delle mura o appena fuori, nella zona di perimetro. La pesatura delle merci sotto il controllo di incaricati dell'amministrazione e la conservazione dei campioni di misura – lineari, di peso, di capacità per i solidi e per i liquidi – erano prescritte negli statuti bassanesi, a partire dal Duecento.
Ma il loro appostamento era adesso previsto, nel 1484, immediatamente a ridosso della loggia che era diventata con la sottostante piazza il punto di scambio e di convegno economico più frequentato nella città, debitamente assistito da notai e da pubblici funzionari.
Al difetto di locali è riconducibile, e va riferita per coerenza con il tema, una decisione consiliare a larga maggioranza del 1486 per prendere in affitto, non sai poi dove, una bottega destinabile ad archivio delle carte del Quaderno. Questo ufficio registrava periodicamente le entrate e le uscite del comune e i correlati crediti e debiti. Era sistemato nel Palazzo Pretorio, non distante dalla sala del consiglio comunale.
Nel 1495, nonostante il fallimento delle precedenti ricerche, trascinatesi per circa vent'anni, si tornava a riproporre l'acquisizione di una casa contigua alla nostra loggia di proprietà dell'esimio dottore Marco Botton e quasi certamente la stessa che nel 1476 apparteneva a messer Treviso. Lo scopo dichiarato era di poter disporre di una cancelleria per la custodia della documentazione comunale.
La “cancelleria” va qui intesa come deposito archivistico piuttosto che come ufficio aperto al pubblico. Infatti nella delibera del febbraio 1495, in alternativa all'acquisto dell'edificio Botton, compariva la proposta di ricavare la cancelleria addirittura “sopra il solaio dell'orologio della comunità, sopra la loggia” : nella soffitta della stessa, cioè, in uno stanzone riservato ai pochi addetti alle incombenze comunali e di assai difficile accesso, su per le scale, per la gran parte dei cittadini.
Lo stabile Botton o un suo consistente settore, affrescato in facciata da mani diverse entro la fine del Quattrocento, fu allora o di lì a poco comperato dal comune. Ignoriamo la sua entità edilizia e il prezzo a cui fu ceduto. Coincide col volume sopra il numero civico 3 di piazza Libertà, applicato da est alla loggia, con la quale formò progressivamente un corpo unificato, finalmente attrezzato di numerosi locali per il servizio civico, sistemati anche nella parte aggiunta.
Dal poco che traspare dalla documentazione e da qualche verifica materiale, l'integrazione fra i due nuclei e tra i loro interni, a sfalsate quote di solaio, non si verificò entro breve tempo e seguendo la traccia di un generale progetto di ricomposizione.
Non sappiamo, inoltre, dove precisamente stessero e come si adeguassero, dopo il 1495, i rispettivi sistemi di risalita (le scale) e di disimpegno.
Rimane aperta la significativa questione del rapporto fra le altezze a livello di gronda dei due corpi, sicuramente diverse nel 1495.
I due tentativi un po' velleitari del 1457 e 1479 per la costruzione di un tribunale e di una capace cancelleria e gli altri che seguirono per dare alloggio agli uffici e alla documentazione di pubblico rilievo dimostrano che gli spazi della Loggia di Piazza non bastavano più a soddisfare le tante (le troppe) funzioni che si erano lì concentrate.
Lo stabile, peraltro, fu sempre curato. Non è rimasta traccia di un affresco sulla facciata sud che doveva essere eseguito nel 1477 da Nicolò Nasocchio, di una famiglia di pittori originaria di Marostica che operarono spesso per il comune di Bassano, anche nella direzione di lavori di altro genere.
Non sono frequenti le indicazioni su usi particolari di elementi della struttura. La comunicazione al popolo, per esempio, dell'obbligo di dichiarazione dei redditi per la redazione del libro dell'Estimo che determinava la capacità contributiva di ciascun cittadino è fatta, nel 1489, “sopra la scala della loggia comunale”. Non si dice, ovviamente, che forma avesse né dove esattamente si innestasse.
Non sempre chiaro ma certamente utile è quanto risulta dall'assegnazione di un appalto nel 1494. Il maestro carpentiere Leonardo Picino avrebbe operato sul solaio grande dell'orologio e sulla scala per la quale si saliva ad esso. Doveva inoltre elevare di circa 174 centimetri (cinque piedi) un non meglio descritto solaio piccolo (solarollo, in veneto), verosimilmente equivalente a un soppalco di appoggio per la macchina dell'orologio.
La spesa di 28 lire, non comprendente una quota a carico del comune, è di poca entità, distribuita fra il compenso artigianale e l'impiego del falegname e della chiodatura. Viene così confermata la postazione dell'orologio nel “sollaro grando” dell'edificio, nella soffitta o in una sua pertinenza.
Questo vano sotto il tetto era, convenientemente protetto, di polivalente impiego. Serviva per l'orologio e poteva ospitare l'archivio di un ufficio comunale : della cancelleria, nel 1495. E prima ancora, nel 1441, si prospettava l'installazione in un suo settore di laboratori artigianali, purché non rumorosi né di cattivo odore, come si è detto. Tale situazione, singolare per qualche aspetto, va compresa nella logica dell'economia degli spazi che all'epoca, e dopo ancora, ne prevedeva l'integrale utilizzo, per evitare i costi di un loro rifacimento o ampliamento, finché si poteva.
Finalmente, l'ultima loggia costruita a Bassano in quel giro di anni, cominciata nel 1504 per iniziativa del podestà Priamo da Legge e compiuta nel 1508, nella podesteria di Tommaso Michiel, si addossava da est alla torre della Porta delle Grazie.
Eretta al solo scopo del godimento del panorama e perciò anche nominata Loggia del Belvedere, rivolta a nord sull'imbocco del Canale di Brenta e della Valsugana, verso le falde del monte Grappa e dell'altopiano dei Sette Comuni (o di Asiago), fu sempre ben mantenuta dal comune, decorata di epigrafi e dipinti.
Integralmente trasformata, corrisponde oggi al caffè Italia, sul Viale delle Fosse.

Questo sito usa cookies per il proprio funzionamento (leggi qui...)