Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

scudi.101 001
La famiglia Lippomano, o Lippamano, era originaria di Negroponte e si trasferì a Venezia nel X secolo. Fu ammessa al patriziato veneziano nell'anno 1381 per i servizi resi durante la guerra di Chioggia.
L'8 agosto 1525 il Consiglio comunale inviò a Venezia due procuratori con le carte relative alla causa contro il prete Bellencino, per consultare il Legato apostolico, il Vescovo e il nobile Paolo Cappello al fine di far revocare l'interdetto e ottenere il diritto di giuspatronato sulla chiesa bassanese. In ottobre si decise di accettare con riserva le proposte di soluzione e di separare la chiesa di Rosà da quella di Bassano, però fu richiesta la restituzione dei campi concessi a Rosà nel 1481 a patto che restasse unita alla pieve di Bassano.
Il Bellencino rinunciò all'arcipretura in cambio di un vitalizio di 60 ducati.
Al patrizio veneto Benedetto Vitturi fu concesso di costruire nel Terraglio una "chiodara" per lavorare i panni e a mastro Girolamo Pezini si permise di ampliare per suo uso la casa detta delle munizioni, sita presso la torre.
Il re di Francia Francesco I nel gennaio del 1526, dopo aver firmato il trattato di Madrid, fu liberato. Poco dopo però, rompendo i patti, riprese le ostilità e rinnovò l'alleanza con il Papa, i Veneziani e il duca di Milano. Il 17 maggio del 1526 tali Stati sottoscrissero la Lega di Cognac.
scudi.102 001

I Pesaro erano una famiglia proveniente dalle Marche e annoverata tra le case nuove, ammesse al Maggior Consiglio all'epoca della Serrata.
In primavera si diffuse la notizia che a Cittadella e Castelfranco si stava diffondendo la peste, furono subito nominati due provveditori alla sanità e a novembre il Comune assunse il medico Girolamo da Verona per due anni con il salario di 100 ducati annuali.
Nell'agosto del 1526 i Bassanesi inviarono proteste a Venezia, perché era stato loro richiesto di contribuire ai preparativi di guerra con l'invio di 100 guastatori.
Un esercito imperiale, comandato dal Connestabile di Borbone, stava infatti discendendo l'Italia e tentava, inutilmente, di conquistare Firenze, poi il 6 maggio del 1527 attaccò Roma. Il Borbone fu ucciso nell'assalto e i suoi soldati, furiosi e senza controllo, si abbandonarono a un indescrivibile saccheggio. La deplorazione di tale fatto fu enorme e Venezia radunò un esercito di 10.000 uomini per andare a soccorrere il Papa.

scudi.103 001
In questo periodo troviamo citati due podestà in quanto il Barbo fu sostituito dal Gradenigo per alcuni mesi e poi tornò in servizio.
Il Comune bassanese nel marzo del 1528 contribuì alle spese di guerra della Repubblica imponendo una tassazione di 500 ducati, da prestare allo Stato. Decise quindi di dare i terreni della campagna bassanese a chi avesse sborsato prontamente tale somma.
Nel mese di dicembre del 1529 il Consiglio comunale chiese al Vescovo vicentino di rimuovere il sacerdote don Giacomo Fortezza dal monastero femminile di S. Sebastiano di cui era cappellano. Con un'altra delibera fu nominato un esattore generale di tutte le entrate e redditi del Comune.
scudi.104 001
 I Salamon erano un casato appartenente al gruppo dei fondatori di Venezia ed elettori del primo Doge. Secondo alcuni sarebbero venuti da Salerno e in origine si chiamavano Centranico.
Nel gennaio del 1530 a Bassano fu deciso di rinnovare l'estimo "ad occhio e cavalcando sul luogo". Il 28 luglio fu posta una taglia di 200 lire per trovare chi aveva diffuso agli angoli della piazza cartelli ingiuriosi contro il podestà Salamon.
Il Papa e il re di Francia frattanto stipularono a Barcellona la pace e il 24 febbraio del 1530 Clemente VII incoronò imperatore Carlo V a Bologna; Venezia inviò i suoi ambasciatori a prestargli omaggio ed egli donò loro 5000 scudi d'oro che furono depositati nel tesoro di S. Marco.
scudi.105 001
I Grimani facevano parte delle famiglie dette dei curti, ma si diceva che fossero di origine longobarda e provenissero da Vicenza.
Tra settembre e novembre del 1530 a Bassano si iniziò a progettare la ricostruzione, questa volta in legno, del ponte sul Brenta e fu quindi inviata al Governo la richiesta che concedesse di tagliare i roveri necessari, prendendoli dai boschi di Asolo, Castelfranco, Cittadella e Marostica. Nel marzo del 1531 furono nominati tre sovrastanti e un tesoriere per sorvegliare i lavori. Per trovare il denaro necessario, si decise di costruire nei pressi del ponte otto botteghe e di destinare i proventi della loro vendita alla fabbrica.
Altri restauri furono deliberati dal Comune durante quest'anno, in particolare ad alcune parti pericolanti della chiesa di Santa Maria e alla rosta Rosà.
Il Governo veneziano avrebbe desiderato a questo punto la pace, ma il sultano Solimano stava già pensando di lanciare le sue armate contro l'Europa e al famoso corsaro Barbarossa diede l'incarico di ammiraglio della flotta ottomana. La Repubblica iniziò perciò a rinforzare la sua flotta e a concedere prestigiosi incarichi a ricchi nobili per raccogliere denaro.
scudi.106 001

Terzo appartenente al casato Memmo assegnato quale podestà a Bassano.
Agli inizi del 1532 il Comune bassanese si trovò nella necessità di imporre collette, sia per pagare i guastatori inviati a scavare fossati nella laguna e a Marghera, sia per acquistare il legname della copertura del ponte, che a settembre era in buona parte ricostruito. Anche il postribolo in novembre fu restaurato e dato in locazione al maggior prezzo possibile, pur di reperire denaro, anche perché nello stesso mese l'imperatore Carlo V sostò a Bassano e si dovette provvedere alle spese di una buona accoglienza.
Poiché la chiesa di S. Maria era in uno stato tanto precario da non poter più essere utilizzata, il Comune chiese al Vescovo di indire un "giubileo" straordinario, con la concessione di indulgenze, al fine di raccogliere il denaro necessario al restauro. Per tutelare gli interessi dei Bassanesi in ogni circostanza fu eletto procuratore del Comune residente stabile a Venezia, il nobile Alvise Querini con un assegno annuo di 15 ducati.

scudi.107 001
Questo podestà fu il quarto del casato Foscarini a ricevere l'incarico di rappresentare la Serenissima a Bassano. Durante il suo mandato ai frati del convento presso la Madonna delle Grazie fu concesso di costruire una passerella coperta per congiungere il loro edificio alla chiesa, senza però fare aperture sulla strada. Fu imposta inoltre una colletta di 100 ducati per completare la copertura del ponte, la cui mancanza provocava un rapido deperimento del tavolato. Fu anche proibita la fluitazione di legname per la rosta Rosà e poiché il postribolo comunale stava andando in rovina, si decise di dare la casa in affitto.
Crescevano intanto le tensioni tra Venezia e i Turchi, che sequestravano le navi veneziane cariche di grano; la penuria di frumento si fece presto sentire in tutto lo Stato con il conseguente aumento dei prezzi.
scudi.108 001
 Questo podestà bassanese appartenne allo stesso casato del grande umanista e storico di Venezia Andrea Navagero di cui fu anche contemporaneo.
Nel luglio del 1535 furono concessi in affitto al nobile veneziano Andrea Diedo ben 50 campi, per 24 soldi l'uno,tra la proprietà dei Dolfin, a nord, e la Friola a sud, e confinante a est con le proprietà di S. Pietro di Rosà già sue, e con quelle dei Compostella. È il sintomo che anche la campagna bassanese un po' alla volta veniva occupata dai possidenti veneziani.
Il frumento del Fontico, che nell'anno precedente era venduto a L. 3,2 nel dicembre del 1535 calò a L 2,11 allo staio.
Mentre in varie parti d'Europa i rapporti tesi tra Carlo V e Francesco I tenevano alta la tensione, a Venezia si osservavano con crescente apprensione le intenzioni del sultano Solimano e si temeva l'arrivo di una grande flotta turca.
scudi.109 001
 I Soranzo erano un'antica casata la cui origine si diceva risalisse alla gens romana Superantia trasferitasi da Altino a Burano nel 456. Diede alla Repubblica il doge Giovanni Soranzo nel XIV secolo.
L'unica notizia di questo periodo contenuta negli Atti del Consiglio è una delibera del novembre 1537 per la raccolta straordinaria di 400 ducati, chiesti dal Governo per i preparativi della guerra contro i Turchi. Il Senato veneziano infatti discuteva continuamente sul comportamento da tenere nei confronti della minaccia turca, ma ancora non si era giunti alla guerra aperta.
Per questo podestà Jacopo Bassano dipinse il famoso quadro che lo ritrae davanti alla Vergine insieme con la figlioletta Lucia.
scudi.110 001
 È il terzo rappresentante del casato Zorzi inviato quale podestà a Bassano.
Nel febbraio del 1538 i Bassanesi dovettero fare una nuova raccolta di denaro per pagare gli ingaggi ai rematori delle galee veneziane e ciò provocò malumore tra la popolazione, in special modo quella della campagna rosatese. Cresceva perciò la polemica dei cittadini contro i contadini, accusati di essere poco riconoscenti verso la comunità che li aveva accolti poveri, aveva dato loro terre da coltivare, e ora muovevano liti continue. Portavoce di tali sentimenti fu il sindaco Giovanni Roberti.
scudi.111 001
I Corner o Cornaro erano una casata proveniente da Rimini e suddivisa in più rami, di cui quattro erano i principali; secondo la tradizione derivava dalla gens romana Cornelia.
Nel febbraio del 1539 furono nominati dal Comune alcuni delegati per comporre le questioni insorte con gli abitanti della campagna.
Venezia invece avviò trattative tra i suoi ambasciatori e i legati ottomani per ristabilire la pace; intervennero come mediatori anche i Francesi.

 

scudi.112 001
Questo podestà è il secondo del casato Diedo assegnato a Bassano.
Nel mese di aprile del 1540 i Bassanesi inviarono al Governo la richiesta di avere in concessione il castello inferiore per aprirvi una porta, che avrebbero chiamato Porta dei Leoni. A settembre però il venditore di alimentari Giovanni Bonomo, che aveva la bottega nei pressi della Porta dei Leoni, protestò contro la sua apertura e fu necessario inviare altri nunzi a Venezia per risolvere la questione. In settembre fu poi posta una taglia di 500 lire per la cattura di chi aveva affisso ai pilastri della piazza versi satirici contro il Consiglio comunale. Le botteghe intorno al Castello inferiore furono intanto affittate con contratti quinquennali da versare al Monte di Pietà.
Il 27 maggio del 1541 il Consiglio comunale decise che il pittore Jacopo dal Ponte fosse esentato dal pagare tasse "per l'eccellenza della sua arte".
Il 2 ottobre 1540, dopo lunghe trattative, Venezia concluse con l'Impero Ottomano una pace che poneva fine ad un lungo periodo di contrasti.
scudi.113 001
Fu il quarto appartenente alla casata Morosini che operò in Bassano quale podestà.
Nel gennaio del 1542 l'abitazione della torre costruita sopra la nuova porta, detta ora Porta Dieda, fu assegnata in affitto a Franceschino Piato, già in precedenza custode del passaggio. In luglio fu mossa lite contro Orazio Lugo perché aveva occupato un terreno vuoto presso il ponte, adiacente alla sua casa, erigendovi dei pilastri.
Durante la visita pastorale del Vescovo nel settembre del 1542 l'arciprete Francesco Pizzamano denunciò di aver sentito dire che c'erano alcuni eretici in città e che il centro di diffusione di tali idee era il monastero degli eremitani presenti a S. Caterina.
scudi.114 001
Il casato Garzoni era originario di Bologna e fu ammesso al patriziato dopo la guerra di Chioggia per i servizi resi alla Repubblica.
Nel mese di Agosto 1543 ai Bassanesi fu accordata dal Governo veneziano l'esenzione fiscale perché la grandine e le locuste avevano provocato gravi danni alla campagna. Il Comune inoltre concesse l'esenzione dalle tasse a Martino del fu Alessio, affinché avviasse a Bassano il primo filatoio per la seta.
La flotta turca, comandata dall'ammiraglio Barbarossa, agli inizi del 1543 uscì dai Dardanelli e arrivò fino a Nizza, mettendo in allarme tutti i sovrani d'Europa. Venezia però si mantenne neutrale, rispettando la pace stipulata con Solimano; così si inimicò però papa Paolo III, che desiderava la creazione di una lega contro i Turchi.
Nel 1543 Carlo V si mosse dalla Spagna per andare in Germania, dove si scontravano le leghe dei cattolici e dei protestanti; nel suo viaggio passò per Verona dove Venezia gli inviò ambasciatori a rendergli omaggio, ringraziandolo del periodo di pace che aveva assicurato allo Stato veneto.
scudi.115 001
È il terzo podestà bassanese appartenente al casato dei Pizzamano.
Nel maggio del 1544 fu concesso a Giovan Battista Donato del Merlo di impiantare nella località Londa di Valstagna un mulino per maglio con fucina per la produzione di ogni specie di ferramenta e armi. A un altro fabbro di nome Germano fu poi affidata la cura dell'orologio posto sopra la loggia di piazza. Nel maggio del 1545 fu acquistato per 150 ducati il castello inferiore, che il Comune aveva ottenuto precedentemente in affitto. Il Consiglio comunale in questo periodo emanò numerose delibere per organizzare e controllare le attività commerciali. Stabilì norme per evitare che i mugnai usassero misure false per frodare i clienti; decise di costruire 12 nuove botteghe tra la chiesa di S. Giovanni e i Borghetti, usando il denaro del Fontico, e stabilì regole per concedere in affitto le 16 botteghe, dette "la panetteria". Poiché era consuetudine tenere il mercato del pesce davanti alla porta della chiesa di S. Giovanni usando i suoi banchi, emanò un regolamento per cui tale vendita si sarebbe fatta solo nella nuova pescheria, costruita in capo alla panetteria.
Nel luglio del 1545 fu concesso al mercante Giovan Battista di provvedere, a sue spese, insieme al vicinato, alla pulizia e sistemazione del pozzo comunale in Piazzotto Montevecchio, che per l'incuria stava andando in rovina.
Il 9 dicembre morì a Campese Teofilo Folengo, detto Merlin Cocai, scrittore di celebri opere in lingua maccheronica, ma anche frate scomodo per le sue idee eterodosse.
Il 13 aprile del 1545 ebbe inizio a Trento il grande Concilio ecumenico.
scudi.116 001
Fu questo il quarto podestà bassanese appartenente al casato dei Minotto
All'inizio dell'autunno 1545 il Comune nominò due provveditori alla sanità per contrastare la diffusione di un'altra pestilenza.
Nell'agosto del 1546 fu richiesto l'aiuto del Governo per provvedere al restauro del ponte che stava andando nuovamente in rovina. Il Comune emanò in quest'anno anche una norma che proibiva la caccia alle quaglie prima del 10 agosto; è il primo regolamento venatorio bassanese a noi noto.
A Venezia il clima di pace permise l'avvio di grandi opere pubbliche, tra cui il grande mosaico nel vestibolo della porta principale della basilica di S.Marco, realizzato dai fratelli Zuccato su disegno di Tiziano.
scudi.117 001
Fu il secondo podestà bassanese appartenente al casato dei Grimani.
Nel giugno del 1548 furono stabilite dal Consiglio comunale le nuove norme per il calcolo dell'estimo di terreni, fabbricati, bestiame, livelli, attività mercantili e industriali.
Nel 1547 l'imperatore Carlo V sconfisse a Mühlberg i principi protestanti, riuniti nella lega di Smalcalda. Venezia, fedele alla sua politica di neutralità, si mantenne fuori da ogni contrasto tra i contendenti, rifiutando pure di ospitare il Concilio di Trento che in quell'anno fu spostato a Bologna.
scudi.118 001
Antonio fu il secondo podestà della famiglia Zen inviato a Bassano.
Nel gennaio del 1549 il Comune concesse a Giacomo Garzotto, detto Zanchetta, di impiantare una "chiodara" (stenditoio) per panni vicino alle mura del castello, a ovest del Terraglio, versando un canone di 10 soldi all'anno. In aprile poi fu inoltrata una protesta al Governo perché l'appaltatore della macelleria Paolo Bertagnoni intendeva aumentare il prezzo delle carni: "con rovinosi effetti sull'economia della città". Frattanto il ponte lapideo sul Brenta era rovinato e il Consiglio comunale decise di vendere le pietre cadute nel fiume.
A Venezia nel 1549 venne completata la loggetta progettata dal Sansovino sotto il campanile di S. Marco.
scudi.119 001
Fu il secondo membro dei Soranzo assegnato alla podesteria di Bassano.
Nel gennaio del 1550 i Consiglieri comunali di Bassano e i delegati della villa rosatese elessero parroco della chiesa di Rosà don Ettore de' Frisoni. Il Comune ordinò poi di fare l'inventario del tesoro e delle reliquie della pieve, della chiesa di S. Francesco, degli altri ospedali e confraternite.
Nel febbraio di quest'anno accadde un episodio curioso: il Comune si rifiutò di versare le 26 lire, come faceva di solito, al vicepievano don Paolo, perché durante la processione della Croce, contravvenendo agli ordini del Podestà, aveva percorso a cavallo e in ora insolita il tragitto da S. Giovanni a S. Maria in Colle, così nessuno aveva potuto seguire lo stendardo del Santissimo.
Il podestà Giovanni Soranzo provvide in quest'anno a far restaurare il ponte sul Brenta e a far costruire una casetta con portico per il custode, incaricato dell'apertura della porta e della sorveglianza del deflusso delle acque piovane per la discesa della Ferrià (ora contrà Ferracina). Al Comune egli conferì poi la facoltà di nominare il custode.
scudi.120 001
Fu il quarto membro del casato Contarini nominato podestà di Bassano.
Nel febbraio del 1551 i Bassanesi inviarono nunzi a Venezia per contestare a Feltre la giurisdizione sul castello della Scala di Primolano; altri nunzi furono poi inviati al Vescovo di Vicenza per rinnovare il patto feudale e ricevere l'investitura delle decime. Fu poi stabilita la norma che i legati incaricati di tali missioni dovevano sempre presentare una relazione scritta al Comune.
In questo periodo furono emanate anche nuove norme contro i furti e i danni campestri, che vennero inviate al Governo per l'approvazione.
Il 22 febbraio 1551 fu riconfermata al pittore Jacopo dal Ponte l'esenzione da tutti i dazi in considerazione dell'importanza della sua arte e della sua fama.

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