Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

L’economia bassanese durante il Settecento si basava su una florida[1] agricoltura che veniva praticata soprattutto nel territorio di pianura, fertile (anche per la presenza di numerose “roste” per l’irrigazione) e assai popolato, che si estendeva dalle montagne verso sud. Nel secolo XVII metà del territorio bassanese era di proprietà di diverse famiglie veneziane che nel tempo diminuirono di numero ma allargarono l’estensione dei loro fondi. La piccola proprietà scomparve quasi del tutto mentre si diffuse il fenomeno della conduzione a mezzadria. Nella parte montuosa venivano allevati bovini, pecore, capre e nel fondovalle del Canal del Brenta veniva coltivato il tabacco al quale si affiancavano industrie per la lavorazione del legname, della carta, del marmo e del ferro. Accanto all’agricoltura Bassano poteva contare su numerose attività artigianali e commerciali ch’erano in concorrenza con analoghe presenti nelle altre città venete. Essa era universalmente nota, infatti, per le sue sete pregiate, le tele, i panni, le pelli, le acqueviti, le concerie, la fusione delle campane, le fornaci di calce e di laterizi, le tintorie[2]. L’opificio che occupava il maggior numero di persone, con circa mille addetti alla fine del Settecento, era quello dei Remondini, tipografi e calcografi. Alla metà degli anni ‘90 del Settecento, in coincidenza con gli avvenimenti militari che interessarono il Bassanese con il passaggio di eserciti stranieri e la loro permanenza sul suo territorio anche per lunghi periodi, l’agricoltura, ma non solo, ne ebbe molto a soffrire[3]. Anche le altre attività artigianali e commerciali furono costrette ad adeguarsi ad una situazione di incertezza politica, soprusi, violenze, requisizioni di edifici pubblici e privati e a fornire in grandi quantità viveri, vestiario e foraggi. Dal punto di vista amministrativo il Bassanese comprendeva una città, Bassano, e dodici comuni suddivisi in trenta villaggi. Il territorio offriva molte possibilità di lavoro, non solo per i residenti, ma anche per persone che venivano dall’esterno (fig.2).

2IlTrevisanoacquaforte

2. Il Trevisano, acquaforte colorata. Dal punto di vista amministrativo il Bassanese comprendeva una città, Bassano, e dodici comuni suddivisi in trenta villaggi. Nel 1790 la popolazione ammontava a 25834 abitanti mentre nel 1797 gli abitanti erano 27.000.

Nel 1790 la popolazione ammontava a 25834 abitanti con una densità di 122,7 abitanti per kmq. Nel 1797 gli abitanti erano 27000[4], dei quali 9680 residenti nel capoluogo che coincideva con i confini della Parrocchia di S. Maria in Colle[5], soggetta alla diocesi di Vicenza come la maggior parte del suo territorio, fatta eccezione di una piccola parte dipendente dalla diocesi di Feltre e di una parte da quella di Padova. Le nascite nel capoluogo, nel 1796, furono n. 418 e, nel 1797, n. 329[6]. Tale flessione è da attribuirsi alle privazioni, carestie e violenze di ogni genere che investirono le famiglie. Per quanto riguarda la mortalità, che nel 1796 fu di n. 397 individui, nel 1797 raggiunse quota n. 517 [7]. Molti furono i bambini in tenera età che morirono per mancanza di cibo sufficiente o povero di nutrimento, per la scarsità di combustibile, per la difficoltà di avere cure sanitarie essendo i pochi medici obbligatoriamente impegnati negli ospedali militari. La Repubblica di Venezia era presente a Bassano con un suo rappresentante o Rettore. Egli era un patrizio veneto eletto dal Senato e confermato dal Maggior Consiglio dal quale dipendeva[8], col titolo di Podestà e Capitanio. Non dipendeva, quindi, da altri Rettori ma aveva un rapporto diretto con Venezia. Egli curava, per conto della Serenissima, gli affari civili e militari. I problemi finanziari venivano invece affrontati, anche per Bassano, dal Camerlengo di Treviso. Come Capitanio aveva sotto di sé una grossa Compagnia di Bombardieri e più di n. 500 soldati della Cernide. Sovrintendeva anche alla Cernide del territorio asolano. Il suo incarico durava di regola sedici mesi[9]. Risiedeva nel Palazzo Pretorio che da sempre fu sede del rappresentante del Governo anche sotto altre dominazioni. In esso aveva l’abitazione e gli uffici. Vicino c’erano le prigioni e la loggia dove praticava la giustizia[10]. Il tutto si trovava all’interno del cortile del Pretorio circondato da alte mura. Gli ultimi Podestà, prima dell’esperienza democratica, furono Angelo Barbaro dal 19 gennaio 1795 al giugno 1796 e Giovanni Contarini dal luglio 1796 all’aprile 1797. Quest’ultimo non terminò il suo mandato, se ne andò prima temendo per la sua incolumità. Alla fine del Settecento la città non offriva strutture educative pubbliche, all’infuori di una scuola di grammatica. Chi ne aveva la possibilità economica ricorreva ad altre scuole[11]. Nel 1795 si tenterà di uscire da questa situazione con un ambizioso piano che, però, verrà realizzato solo in piccola parte con l’istituzione di una scuola pubblica normale dotata di un solo maestro con sede nello stabile della Commissaria Zelosi (nell’attuale viale dei Martiri)[12] e l’anno successivo con la decisione di assumere un maestro di filosofia[13]. Tuttavia l’ambiente bassanese era particolarmente vivace a livello delle classi sociali più elevate, aggiornatissimo riguardo alle novità culturali europee, grazie alla Stamperia Remondini che con la sua attività editoriale rendeva possibile la più ampia circolazione di idee. Infatti furono soprattutto i nobili che accolsero le idee democratiche e le sperimentarono nella vita pubblica durante il periodo delle Municipalità. Un salotto assai conosciuto e frequentato era quello della contessa Francesca Roberti in Franco sito in contrà Rigorba (l’attuale via Jacopo da Ponte). Era luogo di cultura e di incontro[14]. Lo stesso Napoleone Bonaparte (fig.3)

3AntonioCanovaBustodiNapoleone

3. Antonio Canova, Busto di Napoleone Bonaparte, gesso. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, inv. 539. Nelle cronache si racconta che lo stesso Napoleone Bonaparte e il comandante delle truppe austriache Wuermser presero alloggio a Palazzo Roberti durante la loro permanenza a Bassano.

e pure il comandante delle truppe austriache Wuermser prenderanno alloggio nel suo palazzo durante la loro permanenza a Bassano. Bassano era anche luogo di soggiorno per molte famiglie di patrizi veneti qui attratte dal clima mite e dalla vita di lusso e di divertimento che vi si godeva. Le strutture amministrative comunali funzionanti a Bassano a metà degli anni ‘90 del Settecento erano il Maggior Consiglio dei 60 e la Banca o Minor Consiglio. L’ingresso nel Maggior Consiglio era una prerogativa dei Nobili sin dal secolo XV nel corso del quale esclusero a poco a poco le altre classi sociali. Da allora Nobiltà e Consiglio diventarono un tutto unico. Tuttavia una parte della borghesia, che si era arricchita con il commercio e l’industria, venne assorbita con il sistema dell’aggregazione. Nel 1796 il numero dei consiglieri passò da 60 a 70 a seguito delle decisioni prese dal Maggior Consiglio dopo vari tentativi andati a vuoto[15], approvate dal Senato Veneto con decreto del 23 luglio, allo scopo di permettere l’elezione di due soggetti per casa. Si voleva evitare che mancasse il numero legale nelle riunioni del Consiglio, messo in pericolo dall’estinzione delle famiglie che avevano diritto di farvi parte. Si procedette subito all’elezione dei dieci nuovi consiglieri[16] ma fu solo un atto formale perchè il Consiglio funzionò da allora solo raramente. La nobiltà era agguerrita nel conservare il suo potere, mentre dimostrava passività e inerzia nella risoluzione dei problemi della città. Questo disinteresse ed estraneità alla vita cittadina si paleseranno in tutta la loro gravità soprattutto negli anni 1795-1797, i più ricchi di cambiamenti e sconvolgimenti. Il Consiglio aveva competenza sui problemi più importanti mentre la Banca esercitava il potere amministrativo ordinario. Nel suo seno si discutevano e si votavano gli argomenti prima d’essere presentati nel Consiglio. Negli Atti del Consiglio di solito venivano riportate le decisioni da essa prese e i risultati delle votazioni effettuate per ciascun oggetto. Si presume, in quanto poche sono le informazioni che si sono potute reperire, che fosse composta da due Sindici, due Giudici, quattro Consoli o Deputati[17]. Nel tempo essa acquistò un notevole peso. Lo testimonia il fatto che durante il periodo delle Municipalità fu essa a venire soppressa e non il Consiglio ch’era un organismo ormai svuotato e senza potere. Dalle cronache contemporanee [18] si viene a sapere che, a differenza del Consiglio, durante i fatti militari della fine del Settecento che colpirono il Bassanese, la Banca si dimostrò, soprattutto attraverso i Sindici e gli incaricati alle cose militari, particolarmente partecipe e attiva nell’alleviare i disagi alla popolazione. 

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