Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Dopo gli anni Quaranta, l’archivio del comune di Bassano è piuttosto avaro di notizie, ed è difficile ricostruire la dialettica politica interna al ceto dirigente bassanese. Ma qualche indizio che abbiamo rilevato (si ricordi il caso degli Andolfi) lascia intendere che un avvicendamento vi fu. Può esserne una prova ulteriore il fatto che il consiglio comunale designò successivamente quali rappresentanti per il rinnovo dell’investitura delle decime il giudice Pietro di Andrea Forcatura, nel 1349[123], e Merlino di Giovanni Rossignoli nel 1364[124]. Sono infatti due casate non assenti dalla vita pubblica bassanese della prima metà del secolo[125], ma che hanno sicuramente un profilo ben più significativo nei decenni del dominio carrarese. Il ruolo giocato da Pietro Forcatura (che nel biennio 1348-49 per ben dodici volte venne designato tra i sapientes ad utilia) (fig.10)

Scarmoncin Varanini 10

10. Atti del Consiglio, 20 marzo 1328. Bassano del Grappa, Museo Biblioteca Archivio, Archivio Comunale,  5. Pergamene, nn. 644, 645, 628, 636. Documento che attesta per la prima volta la presenza di Andrea quondam Jacobini Forcadura in Consiglio.

segnala intanto un aspetto importante dell’attrazione che Padova poteva esercitare sul ceto dirigente bassanese: il ruolo della formazione universitaria, come ascensore sociale e occasione di nobilitazione, e di formazione per chi si avvia alla vita pubblica. Questa scelta professionale ebbe un seguito nella famiglia: un «legum doctor Andrea de Forcatura» è eletto nel 1392 vicario podestarile a Vicenza[126] e ricompare poi nel 1408 nella causa intentata dal comune di Bassano contro gli uomini di Cittadella per l’utilizzo delle acque irrigue della Rosata.[127] La famiglia di Merlino Rossignoli, rappresentante del comune di Bassano del 1364, origina invece da uno Zaffono filius ser Olvradini dicti Roxignoli, presente nel capitolo del monastero di San Giovanni Battista nel 1331[128], e poi frequentemente nominato tra i sapientes del ‘49-50. Anche l’onomastica in questo caso si rivela importante, perché zaffonus significa “uomo di masnada”, “uomo d’arme”. Orradino Rossignoli fu poi un esponente di rilievo dell’élite bassanese durante la dominazione viscontea,[129] e conservò pienamente il suo prestigio anche dopo la dedizione a Venezia.[130] Anch’egli fu poi interessato dalla causa per il controllo delle acque nel 1408, in quanto proprietario di terreni collegati alla roggia carrarese a sud di Bassano[131]. Questi pochi esempi confermano dunque una constatazione per certi aspetti prevedibile. L’avvicendamento delle città e dei regimi signorili dominanti (Padova, Verona, ancora Padova; e con tutta verosimiglianza anche Milano e Venezia nei decenni successivi) non è naturalmente ininfluente sulle dinamiche interne al ceto dirigente bassanese; e scelte personali o di clan possono determinare l’eclisse temporanea delle fortune di un casato (o al contrario, come si è visto soprattutto per il ventennio scaligero, accelerare un’affermazione). Ma si tratta di variabili che da un lato influenzano solo parzialmente la dinamica sociale interna, la “fisiologia” del ricambio sociale, e dall’altro non sembrano scalfire la sostanziale capacità di adattamento che il ceto dirigente locale, aggrappato alle istituzioni municipali, manifesta nel suo insieme. Il contratto non scritto tra centro e periferia sul quale si impernia l’assetto politico di tutti gli stati tardomedievali italiani dal Trecento in poi è molto chiaro nella sua struttura di fondo: il governo centrale esercita il potere giurisdizionale e militare, ma cerca il consenso dei ceti dirigenti locali (un consenso del quale non poteva del resto fare a meno, non essendo in grado di esercitare un’autorità piena e incondizionata su tutto il territorio), lasciando ad essi una posizione di privilegio in sede locale. Ciò significa anche che la schedatura che qui abbiamo condotto a titolo puramente esemplificativo dovrebbe essere completata con “medaglioni” dedicati ad altre famiglie di minore spicco, come i Nogara, i Polla, i Frassilongo, i Falcieri, gli Amici, i Balneti, i Botesella, i Bacarelli, i Delavancio, tutte rappresentate nei consigli cittadini del 1328-1335. E tuttavia, quella che abbiamo esposto è – per quanto inoppugnabile - solo una parte della realtà. Una diversa qualità delle fonti dell’età viscontea permette di dimostrare che anche nel “tranquillo” periodo carrarese, durante il quale agivano le tendenze di lungo periodo che abbiamo tentato di esemplificare, il fuoco delle passioni e delle fazioni covava sotto la cenere, e sarebbe per l’ultima volta emerso alla luce del sole negli anni cruciali della morte di Giangaleazzo Visconti e della costituzione del dominio veneziano di Terraferma.

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