Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

Nuove manifatture si stabilirono nella Bassano del Seicento e del Settecento, affiancandosi a quelle già esistenti[115]. Nel 1645 Francesco Manardi rilevò una boccaleria dai patrizi Capello per avviare la produzione di maioliche all’interno del centro urbano (fig.8),

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8. Case Manardi. Bassano del Grappa, via Portici Lunghi. Nel 1645 Francesco Manardi rilevò una boccaleria dai patrizi Cappello per avviare la produzione di maioliche all’interno del centro urbano.

avvalendosi almeno in parte di materie prime – terra fittile e saldame – reperibili nella zona e, come combustibile per i forni di cottura, della legna da ardere portata a valle attraverso il Brenta. L’azienda, che attirò a Bassano esperti artigiani da Padova e da centri posti al di fuori della Repubblica, poteva avvalersi per la vendita dei suoi prodotti di una bottega posta dietro la chiesa di San Giovanni e di una bottega ed un magazzino nella capitale gestite in società con un merciaio veneziano. La produzione di maioliche, dette latesini, proseguì sino agli anni quaranta del Settecento a Bassano ad opera di altri imprenditori che presero in affitto gli impianti dei Manardi, mentre l’attività si diffondeva anche ad Angarano e a Nove. Il primo posto per importanza tra le nuove produzioni introdotte nel Bassanese tra Seicento e Settecento spetta senza alcun dubbio alla stampa. Giovanni Antonio Remondini si trasferì da Padova a Bassano nella seconda metà del diciassettesimo secolo e all’epoca della morte poteva lasciare ai figli un patrimonio stimato in oltre 370.000 ducati, che doveva porlo saldamente ai vertici delle gerarchie economiche urbane, e che comprendeva, oltre alla stamperia e ad una cartiera, un’importante manifattura di pannilana, una tintoria ed una bottega per la vendita di generi alimentari (fig.9, tav.22).

9CaseRemondiniBassano

9. Case Remondini. Bassano del Grappa, Piazza Libertà. Il patrimonio stimato di Giovanni Antonio Remondini era di oltre 370.000 ducati, e comprendeva, oltre alla stamperia e ad una cartiera, un’importante manifattura di pannilana, una tintoria ed una bottega per la vendita di generi alimentari.

Sotto il figlio Giuseppe la stamperia si ingrandì sino a contare sei torchi tipografici e altri dodici utilizzati per la stampa di immagini sacre, vendute in tutta Europa e nelle Americhe dai merciai ambulanti del Tesino[116]. La fase di maggior prosperità venne raggiunta dalla terza generazione di Remondini, quando tra gli anni quaranta e settanta del Settecento l’azienda raggiunse i 18 torchi tipografici e 54 torchi in totale. Nel 1760 Giovanni Battista Remondini rispondeva alle richieste di informazioni dei Cinque Savi alla Mercanzia descrivendo la sua azienda come una «fabbrica di santi ed altre stampe in rame, carte da giuoco, carte velutade, indiane e molte altre sorti all’uso di Francia e di Germania, libri, officiami e molte altre qualità di stampe»[117]. In questo periodo i dati sulla manodopera impiegata dai Remondini variano a seconda delle fonti tra un minimo di 400 ed un massimo di 2.500 persone, ma nella sola Bassano almeno 200 operai dovevano lavorare ai soli torchi, ed altre decine all’incisione delle stampe e alla redazione e composizione dei volumi, senza tener conto delle maestranze impiegate in altre funzioni accessori, quali ad esempio i trasporti[118]. L’impresa dei Remondini non era la sola a dedicarsi alla produzione di carta e alla stampa, sempre nel 1760 anche i fratelli Mosca dichiaravano di fabbricare carta, per un totale di 1.900 risme prodotte nell’anno precedente, e nello stesso periodo dai loro torchi erano uscite 70 risme di xilografie e 18.000 stampe singole in rame, prevalentemente a tema religioso[119].

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