Gian Maria Varanini

Maria Albina Federico

Giampietro Berti

Giuliana Ericani

Renata Del Sal

Donata M. Grandesso

Maria Luigia De Gregorio Giovanni Marcadella

Giambattista Vinco da Sesso

Giambattista Vinco da Sesso

Alessandra Magro

Carlo Presotto

Franco Scarmoncin e Lucia Verenini

Renzo Stevan e Eugenio Rigoni

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Lo stemma dei Mocenigo ha diverse varianti; quello dell'affresco è molto danneggiato, ma se nel campo dorato fosse leggibile anche un'aquila bicipite di color nero, coronata d'oro, apparterrebbe ai Mocenigo di S. Samuele.
Probabilmente questo Marino fu anche podestà a Treviso nel 1435.
Nel maggio del 1423 nacque una contesa con gli abitanti di Romano, perché avevano alterato i segnali del confine; il Consiglio comunale inviò perciò ambasciatori a Venezia per far valere le proprie ragioni.
A Bassano la popolazione era diminuita a causa della pestilenza e per rimediare fu concessa la cittadinanza a numerosi immigrati.
Venezia in quest'anno si alleò con i Fiorentini contro Filippo Maria Visconti duca di Milano che tentava di conquistare la Romagna.

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Questo casato proveniva da Pisa e si era insediato a Venezia intorno al X secolo. I Pisani si divisero in numerose famiglie, ma il ramo più prestigioso fu quello di S. Stefano.
Il podestà bassanese porta il nome del grande ammiraglio che durante la Guerra di Chioggia (1378-80) sconfisse i Genovesi stringendoli d'assedio.
Nel dicembre del 1424 il Consiglio bassanese deliberò di costruire l'orologio del Comune con il quadrante.
Venezia intanto si stava preparando alla guerra contro il Visconti e nominò comandante generale Francesco Carmagnola, ingaggiato con un salario di 6000 ducati l'anno.
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Alcuni storici affermano che questa famiglia fu associata al patriziato nel 1220 per i successi riportati nel Levante, ma sono scarse le notizie sul casato.
Il Comune in questo periodo concesse agevolazioni per attirare contadini a lavorare nella campagna bassanese spopolata dalla peste e distribuì campi demaniali per incentivare la produzione.
Venezia il 26 gennaio 1426 dichiarò guerra a Filippo Maria Visconti e il Carmagnola entrò in Brescia il 17 marzo ispirando la rivolta contro il duca e preparando la città ad un lungo assedio.
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L'emblema di questo podestà appartiene ad un casato collaterale della famiglia Querini, che era una alle dodici famiglie originarie di Venezia. Quando nel 1310 fallì la congiura ordita contro lo Stato da Baiamonte Tiepolo, Marco Querini e Badoere Badoer, i membri della famiglia Querini che non vi avevano preso parte mutarono lo stemma e assunsero questo, con la grande B in campo rosso, per marcare la loro fedeltà alla Serenissima.
In quest'anno il Comune fece venire da Padova mastro Aleardo perché tenesse in ordine i pesi e le misure pubbliche e si prendesse cura della regolazione dell'orologio.
Infuriò in questo periodo la guerra contro Milano e il generale della flotta fluviale Francesco Bembo, primo governatore di Bassano, sconfisse gli avversari a Cremona e conquistò i castelli sull'Adda.
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Anche questo casato, come i Querini, fu costretto a modificare lo stemma originario per prendere le distanze da Baiamonte Tiepolo, capo della congiura del 1310. Da quanto si vede nell'affresco il podestà Pietro Tiepolo apparteneva a una famiglia collaterale, ma non trascurò di inserire nel cuore dello scudo il corno ducale, primitivo emblema dei Tiepolo, insieme al campo azzurro con il castello a tre torri d'argento appartenuto al generale Giacomo Tiepolo.
A Bassano nel febbraio del 1427 il Comune deliberò la costruzione di una tintoria presso il Porto di Brenta, affittata poi ad Andrea da Ferrara per 13 ducati all'anno.
il 12 ottobre del 1427 si svolse la battaglia di Maclodio, nella quale l'esercito milanese fu sconfitto duramente dal Carmagnola, che però non inseguì i fuggitivi per approfittare della vittoria. Alcuni Senatori giudicarono che ciò fosse dovuto a tradimento e iniziarono a tenere il generale sotto stretta osservazione.
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Lo scudo disegnato nella loggia è un po' diverso dall'originale dei Priuli, che nella parte inferiore aveva il campo azzurro con tre pali d'oro. Il casato era molto antico e, secondo alcuni, proveniva dall'Ungheria, secondo altri da Torcello.
Durante l'amministrazione di Pietro il Comune diede in affitto ad un consorzio di cittadini i prati collegati alla rosta Rosà, al canone di 310 lire all'anno.
Il 18 aprile del 1428 Venezia concluse una tregua con lo sconfitto Filippo Maria Visconti e conservò il dominio su Bergamo e Brescia.
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I Sagredo erano una famiglia probabilmente originaria di Sebenico e appartenente alle casate nove, ossia quelle inserite nel patriziato prima della Serrata del 1297. Questo Bernardo Sagredo compare tra i podestà di Conegliano nel 1424.
Durante la sua amministrazione a Bassano è segnalata solo l'ammissione alla cittadinanza di Vincenzo Cerato da Sarcedo.
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Anche i Minotto appartenevano alle casate nove e sarebbero venuti da Roma. A Bassano in quest'anno il Comune prese provvedimenti per la sorveglianza del vignale, contro i frequenti furti di olivi, ciliegi e altre piante. Agli inizi del 1431 ripresero le ostilità tra Veneziani e Milanesi.
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Il casato Vitturi (non Vettori come è scritto nel Brentari) apparteneva anch'esso alle casate nove e sarebbe giunto Venezia dalla città di Traù in Dalmazia.
A Bassano durante il suo mandato fu ammesso tra i cittadini Domenico Stecchini di Angarano e fu creata una commissione per modificare i regolamenti riguardanti il vignale.
Il 3 marzo del 1431 venne nominato papa il veneziano Gabriele Condulmer, che prese il nome di Eugenio IV. L'evento fu salutato a Venezia con grandi festeggiamenti, ma tanti erano i problemi per la Serenissima: nella guerra contro il Visconti l'esercito veneziano subì alcune gravi sconfitte; il Patriarca d'Aquileia e l'imperatore Sigismondo attaccarono nuovamente e un esercito di Ungheresi invase il Friuli. Il Carmagnola intervenne usando metodi estremi e li mise in fuga, ma nel marzo del 1432 il generale, sospettato di tradimento, fu richiamato a Venezia. In gennaio era stata anche sventata una congiura ordita da 25 giovani appartenenti al patriziato.
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Baffo (non Basso come scrisse il Brentari) è il nome di questo antico casato insediatosi a Mestre nel IX secolo. Narrano i cronisti che una giovane legata ad esso (in realtà Cecilia figlia di Nicolò Venier e di Violante Baffo) fu catturata dai Turchi, divenne la favorita del sultano Selim II e fu madre di Murad III.
Lodovico Baffo sembra che sia stato podestà anche a Treviso nel 1456.
I Bassanesi in questo periodo rinnovarono il patto per i diritti sulle decime con il Vescovo di Vicenza e trattarono la concessione del giuspatronato sul convento di S. Pancrazio; venne inoltre ordinata la redazione dell'inventario dei beni della chiesa di S. Maria di cui era ancora arciprete Lazzarino da Parma.
L'11 aprile a Venezia iniziò il processo contro il Conte di Carmagnola, che fu dichiarato traditore e decapitato.
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La casata dei Minotto era divisa in più famiglie, che avevano stemmi diversi, e si diceva che fosse originaria di Roma, alcuni suoi membri furono importanti comandanti delle flotte veneziane. Lorenzo Minotto fu anche podestà di Vicenza nel 1455-56 e di Treviso nel 1463.
Negli Atti del Consiglio di Bassano non sono però riportate delibere di questo periodo.
A Ferrara, il 26 aprile del 1433, fu siglata una tregua tra Venezia e il Duca di Milano.
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Il casato dei Lion proveniva probabilmente da Padova, ma al tempo della Serrata del Maggior Consiglio i suoi membri si trovavano a San Giovanni d'Acri e furono ammessi al patriziato al loro rientro a Venezia, agli inizi del '300.
Nessuna notizia conengono gli Atti del Consiglio su questo periodo.
Riprese nel 1434 la guerra tra il Duca di Milano e Venezia, alleatasi con il Papato, Fiorenze e Genova. Agli inizi del 1435 fu scoperta una congiura filocarrarese in Padova, ispirata dal Visconti; il suo capo, Marsilio da Carrara, che scendeva daTrento per congiungersi ai suoi sostenitori, fu catturato, condotto a Venezia e decapitato. La storia della famiglia da Carrara si concluse così tragicamente.
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I Civran furono un antico casato, presente fin dal tempo della nomina del primo Doge e si diceva che fosse immigrato da Cervia. Si divise poi in due rami, uno con il cervo d'oro nello stemma, e tale sembra essere quello nella loggia, l'altro con il cervo d'argento. Anche in questo periodo restano muti gli Atti del Consiglio di Bassano. I Veneziani nel frattempo erano impegnati con alterne fortune nella guerra contro Milano.
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L'emblema che appare dipinto è alterato e diverso da quello usato dai Lion di Venezia. Di questa casata esistettero però varie linee e il loro stemma all'inizio era un campo azzurro con sbarra d'oro a tre rose di rosso; solo verso la fine del XV secolo fu modificato aggiungendo anche il leone sullo sfondo. A Bassano durante questa podesteria il Comune prese provvedimenti contro la vendita del beneficio della chiesa parrocchiale a un sacerdote veneziano concubinario, tentata da parte del nuovo arciprete Marco.
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I Caravello erano un'antica famiglia proveniente dall'isola di Equilio (Jesolo) associata al patriziato prima del XIII secolo. Fu Leonardo Caravello, capitano di Padova, a sventare la congiura di Marsilio da Carrara nel 1435. La famiglia si estinse però nel XVII secolo.
Il Comune di Bassano affittò al veneziano Pietro Morosini 200 campi al canone di 1 lira al campo e al nobile Marco Badoer concesse la cittadinanza. Sono i primi segnali della penetrazione della nobiltà veneziana nel territorio bassanese; in precedenza il Comune aveva cercato di limitare l'acquisto della campagna da parte dei Veneziani. Altri provvedimenti furono presi per la protezione del vignale e il restauro della rosta Rosà. Fu inoltre approvata la matricola della confraternita dei marangoni (falegnami), si deliberò di vendere la farina a peso e non a misura e di costruire il campanile della chiesa di S. Giovanni.
Sotto questo podestà riprese dunque a funzionare il Consiglio comunale; nel frattempo si intensificarono le opera-zioni militari tra Venezia e Milano.

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I Caravello erano un'antica famiglia proveniente dall'isola di Equilio (Jesolo) associata al patriziato prima del XIII secolo. Fu Leonardo Caravello, capitano di Padova, a sventare la congiura di Marsilio da Carrara nel 1435. La famiglia si estinse però nel XVII secolo.
Il Comune di Bassano affittò al veneziano Pietro Morosini 200 campi al canone di 1 lira al campo e al nobile Marco Badoer concesse la cittadinanza. Sono i primi segnali della penetrazione della nobiltà veneziana nel territorio bassanese; in precedenza il Comune aveva cercato di limitare l'acquisto della campagna da parte dei Veneziani. Altri provvedimenti furono presi per la protezione del vignale e il restauro della rosta Rosà. Fu inoltre approvata la matricola della confraternita dei marangoni (falegnami), si deliberò di vendere la farina a peso e non a misura e di costruire il campanile della chiesa di S. Giovanni.
Sotto questo podestà riprese dunque a funzionare il Consiglio comunale; nel frattempo si intensificarono le operazioni militari tra Venezia e Milano.
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I Tagliapietra appartenevano ai casati nuovissimi, la nobiltà creata per aver donato denaro allo Stato in occasione della guerra di Chioggia.
Mancano notizie relative a delibere del Comune di Bassano.
in questo periodo proseguì invece aspramente la guerra con Milano e l'esercito veneziano subì alcuni rovesci. Lo Sforza insieme ai Bresciani conquistò Soncino e i paesi della Ghiaradadda, minacciando da presso Milano. Il Piccinino infine a Borgo San Sepolcro venne sconfitto e l'esercito con cui doveva soccorrere Milano fu distrutto. Il Visconti chiese allora di avviare trattative di pace.
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Lo scudo è poco leggibile perché in parte coperto dalla lapide in onore di Alvise Soranzo; la ricostruzione quindi è fatta sulla base di notizie ricavabili dai trattati di araldica.
Il Comune di Bassano durante il mandato di questo podestà fu coinvolto in una causa con i frati Eremitani di Padova per l'eredità lasciata al convento di S. Caterina da Francesco Normanini; il Papa delegò il Vescovo di Venezia a giudicare sulla questione.
A Venezia nel febbraio del 1441 Jacopo Foscari, figlio del Doge, sposò una figlia di Leonardo Contarini da S. Barnaba e i festeggiamenti furono grandiosi. I Bassanesi per l'occasione inviarono a Venezia pernici, formaggi e capponi per un valore di 100 lire.
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Questo scudo segue quello del Molin, ma è un errore in quanto Giacomo Badoer fu podestà prima del collega.
I Badoer erano una delle più antiche e ricche casate veneziane e partecipò alla nomina dei primi Dogi.
A Bassano in questo periodo si deliberò di restaurare la torre e il tetto della chiesa di S. Francesco; in agosto furono appaltati a Andrea de Doxi da Parma anche i lavori di rifacimento della loggia di piazza. Con Bartolomeo Baldassare fu poi stipulato un contratto per la fornitura di 25.000 mattoni con cui ricoprire la piazza cittadina. Le attività del Comune quindi, in presenza di un momento di pace, ripresero alacremente. Tra il 22 novembre 1441 e il gennaio 1442 fu infatti trattata la pace con il Visconti a Cavriana; i territori di Brescia e Bergamo restarono definitivamente in mano ai Veneziani e a Francesco Sforza fu promessa in sposa Bianca Visconti, che gli portò in dote Cremona.
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Questo casato di incerta origine è diviso sin dai tempi più antichi nei rami "del Molin Rosso" e "del Molin d'Oro"; i genealogisti fanno provenire il primo da Mantova e il secondo da San Giovanni d'Acri. Lo scudo dipinto nella loggia è di argento al mulino di rosso, forse si tratta di una semplificazione fatta dal pittore.
A Bassano si decise di ripubblicare gli Statuti del vignale riveduti e corretti; si dette alloggio a mastro Cristoforo da Padova, medico del Gattamelata e vennero accolti nuovi cittadini; fu però anche tolta la cittadinanza a Bartolomeo dal Maggio, perché in Padova aveva operato contro il Comune nella causa per l'eredità del Normanini; tale sentenza fu però annullata nell'anno successivo.
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Si ripete qui lo scudo della famiglia Priuli già presente a Bassano con un altro podestà. I Priuli fornirono numerosi magistrati allo Stato e molti rettori di Terraferma, però non si hanno notizie sulla presenza di questo Donato nelle città principali del territorio veneto.
Durante la sua podesteria l'imprensario Andrea de Doxi, che non aveva eseguito i lavori per la loggia, fu sollevato dall'incarico e il Comune decise di provvedervi direttamente.
A Venezia esplose uno scandalo riguardante Jacopo Foscari, figlio del Doge, accusato di aver ricevuto doni dai podestà e capitani delle città e dallo stesso nemico Filippo Maria Visconti. Le leggi della Repubblica proibivano rigorosamente agli alti funzionari dello Stato e ai loro parenti di ricevere qualsiasi regalo. Jacopo perciò fu arrestato dal Consiglio dei X, condannato e mandato in esilio, dapprima a Nauplia, poi a Treviso.

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